Istituita nel 1982, per tutelare il singolare fenomeno geologico delle Salse, è stata la prima Area Protetta dell'Emilia Romagna.
La Riserva Naturale delle Salse di Nirano
Si estende per circa 200 ettari tra i torrenti Fossa e Chianca, sulle prime pendici della collina modenese nel territorio di Fiorano, ad una quota variabile tra i 140 e 380 metri s.l.m.
Il nucleo centrale della Riserva è costituito da un'ampia conca, racchiusa da un anfiteatro di calanchi pliocenici, nella quale emergono una ventina di apparati tra coni e polle, dai quali fuoriescono acque salate miscelate ad argilla e idrocarburi: le Salse di Nirano.
Oltre a questo fenomeno geologico, che conferisce al paesaggio un suggestivo aspetto lunare, la Riserva comprende lembi di bosco, stagni, prati, seminativi e vigneti che offrono rifugio a diverse specie di animali.
Dal 2004 la Riserva Naturale delle Salse di Nirano e stata classificata come Sito di Importanza Comunitaria (SIC).
I suoi corsi d'acqua
Il reticolo idrografico principale della Riserva è costituito dagli affluenti secondari del torrente Fossa di Spezzano e del rio Chianca; al reticolo idrografico minore si assommano, nei contesti agricoli, un numero discreto di corpi idrici di origine artificiale realizzati a fini colturali. I corsi d'acqua si gonfiano durante le piogge persistenti e si seccano in estate. I rii principali che attraversano la Riserva sono il rio Chianca, che ne definisce il confine occidentale e settentrionale, il rio Serra e il rio delle Salse che scorrono invece nel settore meridionale dell'Area Protetta. Questi ultimi sono a regime intermittente e convogliano le loro acque nel torrente Fossa, l'unico corso d'acqua significativo della zona, che nasce nel territorio di Serramazzoni, dalle pendici del monte Faeto e sfocia dopo 25 km nel fiume Secchia, in corrispondenza dell'oasi di Colombarone (comune di Formigine), zona umida che è stata classificata come Sito di Importanza
Comunitaria (SIC).
Il rio Chianca ha regime semiperiodico e bacino di alimentazione completamente argilloso; nasce in terra sassolese, sotto Montegibbio, alimentato dal rio del Petrolio e dal rio Ominano; forma per un breve tratto il confine con il Comune di Sassuolo e penetra quasi subito in territorio fioranese. Questo corso d'acqua ha subito un forte degrado che ha minacciato pesantemente la fauna, costituita in passato da specie di pregio come il gambero di fiume.
Il rio Serra è un affluente di destra dei Rio delle Salse, costeggia il sentiero che si inoltra in un bosco igrofilo spontaneo, costituito prevalentemente da salice e pioppo bianco.
Il rio delle Salse drena la conca in cui emergono i conetti, per cui le sue acque hanno spesso un colore lattiginoso conferito dai fanghi presenti in sospensione.
Il torrente Fossa cli Spezzano, in antichità tumultuoso, segna per un tratto il confine tra i comuni di Fiorano Modenese e Maranello. Proprio sulle sue sponde si attestarono i primi abitanti di Fiorano. Nonostante il dissesto subito in passato nel tratto medio-basso, manteneva fino a pochi anni fa in quello medio-alto una pur minima comunità ittica di notevole interesse, comprendente il barbo italiano (Barbus plebejus), la lasca (Chondrostoma genei), il ghiozzo padano (Padogobius martensii) ed il vairone (Leuciscus souffia) che, insieme al locale gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), sono riconosciute specie di importanza comunitaria dalla Direttiva "Habitat".
È purtroppo probabile che la situazione attuale sia mutata, poiché interventi di manutenzione idraulica hanno eliminato la diversificazione ecologica caratteristica dell'alveo, e quelle minime aree impaludate laterali indispensabili per tante specie. A questi effetti negativi si va poi ad aggiungere l'esasperazione degli eventi di piena, come e successo nel 2008 quando il Fossa è tracimato in corrispondenza del guado di Torre delle Oche. Scarse sono le informazioni disponibili relative alla qualità idrochimica e biologica di tali acque superficiali. Solamente il rio Chianca e entrato nel 1997 nel sistema provinciale di monitoraggio della qualità delle acque superficiali messo a punto da Arpa Modena; nel 2002 la stazione di monitoraggio è stata eliminata in quanto il corpo idrico non risultava classificabile per le particolarità naturali della zona, caratterizzata da attività pseudovulcanica, e per il completo prosciugamento per la maggior parte dell'anno.
Le Salse: Vulcani di fango in miniatura
Le Salse, dette anche "conetti" o "vulcani di fango", sono particolari sorgenti sotterranee di acqua fangosa e salata (da cui il nome), in cui gorgogliano bolle di gas, soprattutto metano (in genere fra il 95% e il 98% del totale), insieme a piccole quantità di anidride carbonica, idrogeno solforato e azoto. Si tratta di un fenomeno legato alla presenza, in profondità, di giacimenti di idrocarburi originati dalla decomposizione anaerobica di resti organici. La fuoriuscita di gas e accompagnata da tracce di petrolio che formano macchie nere, giallo scuro o aloni iridescenti oleosi. La normale attività delle Salse consiste nell'emissione lenta e graduale di materiali semi-liquidi chiamati brecce fangose che, contrariamente a quanto possa sembrare, hanno una temperatura prossima a quella dell'ambiente esterno. Le Salse vengono infatti considerate fenomeni "pseudovulcanici", in quanto hanno caratteristiche simili ai vulcani (forma a cono, cratere sommitale, ribollimenti, emissioni di colate), ma hanno origini completamente diverse, non essendo collegate al magma. La forma degli apparati di emissione dipendedalla quantità di acqua: in caso di fanghi densi si formano coni sporgenti dal suolo, da cui il termine "vulcani di fango" (il più alto supera i due metri), in caso di fanghiglie molto liquide, i crateri descrivono delle depressioni sub-circolari a forma di Caldera, dove i gas gorgogliano all'interno di piccole polle.
Acqua salata, acqua di mare
La salinità delle acque emesse dalle Salse è dimostrata dall'analisi isotopica che ne evidenzia l'origine marina*, oltre che dal sapore e dalle patine biancastre che si formano sul fango secco per evaporazione, soprattutto nella stagione estiva. La salinità, dovuta prevalentemente al cloruro di sodio disciolto (il comune sale da cucina), è più o meno elevata, ma comunque sempre inferiore a quella marina. Nel mare, infatti, la concentrazione del sale è in media di 35 grammi per ogni litro, mentre nelle Salse varia tra 10 e 20 grammi per litro, quantità sufficiente per consentire, in tempo di guerra, di estrarre il sale per salare la minestra della povera gente. Tale caratteristica è legata all'origine marina di queste acque: milioni di anni fa al posto della pianura e dei primi rilievi appenninici esisteva un antico mare, il Golfo Padano, sul cui fondo si sono depositate, insieme ai sedimenti, le acque marine "fossili". Queste acque impregnano ancora oggi le rocce in profondità e nella zona di Nirano, sotto la spinta data dalla pressione dei gas e per effetto della compressione degli strati litologici superiori, tendono a risalire in superficie lungo spaccature naturali del terreno dette "faglie". L'acqua risalendo attraversa per lo più rocce argillose, trasformandosi in fanghiglia salata che fuoriesce nei campi delle Salse, con la tipica forma a conetto o a polla di diversa altezza e dimensione in base alla densità del fango stesso. Alcuni di questi conetti borbottano in continuazione (da cui il nome dialettale barboj), altri a intermittenza. Gli studi geochimici hanno evidenziato che le acque affioranti a Nirano sono il risultato del mescolamento di almeno tre tipologie di acque. Si può supporre che le acque marine fossili in risalita siano principalmente di età pliocenica, come le "Argille grigio-azzurre" che affiorano e nell'area e che si trovano alla stessa profondità del serbatoio idrico (circa 500 m). Tali acque sarebbero state deposte in condizioni ambientali simili a quelle dell'attuale Mediterraneo, ma le analisi chimiche hanno evidenziato l'apporto di acque fossili più profonde e quindi associate a sedimenti ancora più antichi (fino a 25 milioni di anni fa): una deposta in ambiente salmastro-lacustre e l'altra marina, deposta però in condizioni climatiche molto calde. Durante la risalita le acque profonde subiscono poi un ulteriore mescolamento con le acque dolci superficiali.
* Mattavelli & Novelli, 1988; Martinelli & Rabbi, 1998.
Tratto da Acqua in tutte le Salse, Comune di Fiorano Modenese.
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