Costruita nel 187 a.C, due anni prima della via Emilia che gli era perpendicolare, venne cancellata dallo scorrere del tempo fino a che due bolognesi negli anni Settanta iniziarono a riportarla alla luce. Oggi sono visibili quasi 12 chilometri di basalto romano in sette diversi siti lungo un percorso di 24 chilometri. L’impegno di Legambiente per farla dichiarare patrimonio dell’Umanità.
Narra Tito Livio, nel libro XXXIX della sua monumentale opera La storia di Roma, che nel 187 a.C. le Legioni Romane, guidate dai due Consoli in carica, Marco Emilio Lepido e Caio Flaminio, ricevettero dal Senato Romano l’ordine di debellare le popolazioni liguri autoctone dell’attuale Appennino Tosco-Emiliano. Sconfitti i liguri e rappacificato il territorio, con l’incarico del Senato i due Consoli tracciarono due strade, una da Rimini a Piacenza, la famosa Via Emilia (i lavori iniziarono nel 189 a.C), e l’altra che, attraverso il crinale appenninico, collegava Bologna (Bononia) a Fiesole (Faesulae) per arrivare ad Arezzo (Arretium). Nel centro di Bononia, la strada di Lepido rappresenta il Decumano Massimo, mentre la strada di Flaminio partendo dalla Basilica Civile, oggi Biblioteca
Salaborsa, è da considerarsi il Cardo Massimo. La Flaminia, costruita per scopi militari, a differenza della via Emilia, scomparve per l’incuria degli uomini. Le distruzioni provocate dagli eventi naturali e la millenaria sedimentazione che l’ha coperta hanno infine contribuito al suo definitivo oblio, tanto che fino agli ultimi decenni del XX secolo non se ne era trovata traccia.
RICERCA E SCOPERTA
Due cittadini bolognesi, Cesare Agostini e Franco Santi, sulla base della concisa notizia di Tito Livio, dal 1977 hanno impegnato il loro tempo libero alla ricerca di questa opera stradale romana, studiandone l’andamento dei crinali nella fascia compresa fra le valli del Reno e quelle del Sillaro. Le loro intuizioni e la loro ricerca hanno reso possibile nell’agosto 1979 la scoperta del primo tratto di strada, fino all’individuazione, nel corso di 12 anni, dell’intero percorso della Flaminia Militare, da Bologna, attraverso il Passo della Futa, proseguendo per il Mugello, fino a Fiesole e Arezzo.
Due accademici, Rombai e Uggeri, hanno ritenuto che la strada riscoperta da Agostini e Santi sia proprio la strada romana citata da Tito Livio. In particolare, Il professor Giovanni Uggeri, dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, accoglie in pieno questa ipotesi, sciogliendo tutti i dubbi del recente passato, con una puntuale e minuziosa analisi nel numero 6/2012 della rivista L’Universo edita dall’Istituto Geografico Militare.
SITI ARCHEOLOGICI
Nel tratto transappenninico della Flaminia Militare sono stati individuati sette siti archeologici un totale di 11,5 chilometri, lungo un percorso complessivo di 24, dove sono stati rinvenuti ampi tratti di basolato, la tipica pavimentazione romana in pietra.
A Monte Bastione (sito A), c’è il punto più facilmente accessibile da cui è possibile vedere il basolato romano. Nella Piana degli Ossi (sito B), si trovano i resti di un imponente impianto di sei fornaci per la produzione a catena di calce.Un chilometro e mezzo di basolato, in alcuni punti perfettamente conservato, è visibile anche a Monte Poggiaccio e a Poggio Castelluccio (siti C e D). A Predosa (sito E), è presente un tratto di strada glareata, ovvero “bianca”, costruita con pietre, ciottoli e sabbia. Da Madonna dei Fornelli attraverso la Via Romana Antica, nel tratto di crinale tra Savena e Sambro, si trova Sassorosso (sito F) mentre a Monte Poggione (sito G) a tre chilometri dal Passo della Futa è presente il tratto della strada in assoluto meglio conservato.
La strada è percorribile tutto l’anno (meglio nel periodo estivo). Il Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno organizza numerose attività aperte al pubblico: escursioni, visite guidate per le scuole, proiezioni del video “La strada romana FLAMINIA MILITARE del 187 a.C.”. Il programma 2015, da febbraio a ottobre, è consultabile su legambientessr.blogspot.it o sulla pagina Facebook del circolo.settasamoggiareno.
PATRIMONIO DELL’UMANITA'
Nel 2013 il Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno in collaborazione con il Circolo toscano Alto Mugello di Firenzuola ha tenuto un “Corso di formazione di Guide Volontarie di Legambiente per la strada romana Flaminia Militare”, realizzato con il sostegno di numerosi enti pubblici e privati e che si è concluso con la formazione di ben 18 Guide Volontarie. Il completamento di questo importante percorso di riscoperta della Flaminia Militare rende necessario il posizionamento di un’adeguata cartellonistica nelle località attraversate dalla strada romana, in un’ottica di valorizzazione storica e turistica del territorio. La realizzazione di questo progetto è molto importante anche in funzione dell’ambizioso intento di far dichiarare l’intera area "Patrimonio mondiale dell’umanità” da parte dell’Unesco. Per questo motivo i due Circoli Legambiente, hanno lanciato una grande campagna di raccolta fondi rivolta a Enti Pubblici e Privati. Per informazioni, adesioni, contatti: Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno - 051.4141070 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tratto da Nelle Valli Bolognesi, Primavera 2015
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